Caccia a Messina Denaro. Ecco gli indagati del blitz di ieri

Ci sono volti vecchi e altri sconosciuti nell’elenco dei nomi indagati nella maxi operazione di ieri a Castelvetrano. La polizia ha fatto un imponente blitz alla ricerca di Matteo Messina Denaro. Perquisiti studi medici, imprenditori, abitazioni a  Santa Ninfa, Salaparuta e Mazara del Vallo, nonchè Campobello di Mazara. In tutto 17 indagati. 

Le perquisizioni di ieri hanno riguardato soggetti che, nel corso degli anni, sono stati arrestati per associazione mafiosa e che hanno avuto collegamenti e frequentazioni con appartenenti a Cosa Nostra. Fra loro anche alcuni che, storicamente, sono stati in stretti rapporti con il boss e sospettati di agevolarne la latitanza.

E’ stato impiegato anche un elicottero e attrezzature speciali come i georadar per verificare l’esistenza di cavità o nascondigli all’interno degli edifici. Sequestrati documenti e appunti cartacei. Sono state sequestrate delle armi, fucili e pistole.

Tra i nomi  anticipati ieri da Tp24.it c’è quello di Francesco Burrafato, 76 anni, medico chirurgo, ex primario dell’ospedale «Vittorio Emanuele II» di Castelvetrano. I pm partono da un episodio che risale al 1993. Un’utenza riconducibile al medico prima che lo stesso Matteo Messina Denaro diventasse latitante, avrebbe avuto dei contatti con un numero che per gli investigatori apparteneva al boss. Dall’abitazione del medico ieri mattina sono stati portati via e posti sottosequestro un pc e un tablet.

L’altro nome che è venuto fuori è quello dell’imprenditore Marco Giovanni Adamo, 71 anni. Si occupa di movimento terra, ha realizzato lavori per le condotte idriche della diga Delia a Castelvetrano, il metanodotto tra Menfi e Mazara, l’acquedotto di Montescuro ovest, che serve le province di Palermo, Agrigento e Trapani. A febbraio 2017 è stato colpito dal sequestro dei beni per cinque milioni.

Perquisizioni anche nelle abitazioni di Antonino Accardo, Vincenzo Ampola, Francesco Burrafato, medico chirurgo 76enne, ex primario di Chirurgia dell’ ospedale di Castelvetrano, a cui sono stati sequestrati un pc e un tablet. Leonardo Bianco e Baldassare Di Gregorio, titolare di un’autofficina di Mazara del Vallo, e considerato vicino a Vito Gondola, anziano boss mazarese. Iscritti nel registro degli indagati e oggetto di perquisizione anche Vincenzo Di Gregorio, Giuseppe Giardina, Liborio Maggio, Pietro Martino, imprenditore di Santa Ninfa, Franco Messina (solo omonimo dell’avvocato penalista di Castelvetrano), Epifanio Napoli, imprenditore di Campobello di Mazara, pure lui coinvolto in passato in inchieste giudiziarie; Giuseppina Maria Passanante, Alessio Rallo, imprenditore di Partanna; Bartolomeo Turano, di Salaparuta; Pietro Zerilli e Andrea Zerilli. Perquisito pure uno studio legale di Castelvetrano.

RUSSO. “Le indagini continuano ad interessare quei circuiti criminali, anche non direttamente legati a Cosa nostra, che mirano a gestire, in maniera organizzata, i traffici di stupefacenti, di armi, di essere umani e a condizionare la cosa pubblica. Grazie alla preziosa opera di coordinamento svolta dalle procure della Repubblica, si e’ riusciti ad ottenere importanti risultati’” Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani, Stefano Russo, in occasione della cerimonia per il 204esimo anniversario di fondazione dell’Arma dei Carabinieri riferendosi alle indagini per la cattura di Matteo Messina Denaro. “Non si deve commettere l’errore“, ha specificato il comandante dell’Arma trapanese, “di identificare cosa nostra con quella stragista, che ha dominato per vent’anni, ed e’ stata sconfitta; la mafia siciliana, prima e dopo quel periodo, non si e’ caratterizzata nella contrapposizione aperta allo Stato, ma nel tentativo di farsi essa stessa stato, di sostituirsi ad esso sul territorio e nel rapporto con i cittadini”. “La mafia– ha proseguito- e’ dotata di una forza di intimidazione che non ha bisogno, se non in casi residuali, della violenza e della minaccia per affermarsi. La guardia deve essere sempre alta“.

Fonte: https://www.tp24.it

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