Le parole di Cartosio
Sesta tappa del nostro breve viaggio agostano nel mondo dell’antimafia e dei suoi corto circuiti giornalistici-investigativi: Ambrogio Cartosio, esattamente un anno lasciava la Procura di Trapani, dove per quasi un anno ne fu reggente, per passare a dirigere quella termitana. Un discorso d’insediamento dirompente, il suo, certamente non usuale in magistratura. Un “mea culpa” che non poteva che esser letto alla quotidianità di un Ufficio, quello di Trapani, che certamente non ha fatto difetto delle “spettacolarizzazioni” investigative denunciate dall’ex reggente. Certo, il discorso era rivolto ai PM tutti, senza alcun riferimento, ma in molti non hanno potuto che far correre il pensiero a quei colleghi trapanesi dai quali si è molto distinto per sobrietà ed equilibrio, non certo per mancanza di capacità professionale, anzi. Lontano dai cerchi magici “dell’Antimafia delle apparenze” denunciata da Rita Borsellino, una figura, quella di Cartosio, le cui parole, a nostro avviso, dovrebbero essere la stella polare di chi ricopre incarichi tanto delicati per la vita del cittadino. Buona lettura. “I PM non possono costruire carriere sulle infamie gettate addosso a chi è solo indagato”. Ed ancora: “nel rapporto con la stampa devono mantenere la massima continenza non seguendo le lusinghe delle apparizioni sugli organi di stampa e Tv, lusinghe che” avverte il neo Procuratore di Termini Imerese, “possono far fare carriere brillanti, ma a volte costruite su un’infamia gettata addosso a persone che poi nel tempo si rivelano diverse da come erano state dipinte”. Infine, implicitamente un mea culpa, quanto meno parziale…”sul versante interno”: “è un tema enorme, gigantesco, perché il proliferare di dibattiti sulla presunta colpevolezza di un soggetto è diventata una vera e propria malattia sociale” ammettendo che “devono essere i magistrati a farsi carico di arginare questo fenomeno”. Un tema scottante che sta prendendo quota a tutti i livelli con una consapevolezza del CSM che per tramite del suo vicepresidente Giovanni Legnini ha affermato che “sarebbe opportuno che gli Uffici giudiziari si dotassero di strumenti atti a comunicare con l’esterno in maniera efficace e corretta.” Insomma, anche nella circostanza, una implicita ammissione che ormai troppi “corto circuiti” si riflettono sulla società per la spettacolarizzazione dell’azione investigativa con il determinate contributo di certa stampa contigua a certi PM, ad ogni latitudine del nostro Paese, che pur di avere notizie di prima mano, travalicano di molto il diritto d’informare; a farne le spese i cittadini che ne escono massacrati da questo tritacarne. Una conferma, quella di Cartosio, che si é sempre contraddistinto per equilibrio e sobrietà personale e professionale. Caratteristiche riportate anche dal neo Procuratore di Trapani, Alfredo Morvillo, il giorno del suo insediamento, quando ha parlato del collega che andava a sostituirlo proprio in quel di Termini. Corto circuiti che raramente la magistratura ha voluto stigmatizzare, ben sapendo che il problema diventava, ogni giorno di più, “gigantesco”; insomma, un passo avanti che vogliamo prendere come bicchiere mezzo pieno, in attesa, però, di qualcosa di concreto avvenga nei confronti di “chi usa” giornalisti amici per anticipare all’opinione pubblica passaggi investigativi particolarmente eclatanti spesso però decontestualizzati o comunque che non hanno alcuna continenza penale tanto da partorire topolini piccoli piccoli se non addirittura aborti totali con assoluzioni ed archiviazioni dalle montagne di impianti accusatori creati che nel frattempo hanno distrutto reputazioni di cittadini inermi davanti a tanto squilibrio di fuoco. Passaggi che non possono che uscire da uffici inquirenti, anche se solo di Polizia giudiziaria, visto che sarebbe inverosimile che un indagato o i loro legali possano avere uno spirito di tafazzismo così smisurato…,per cercare di creare quel consenso sociale che poi produce quel carrierismo citato dall’ex reggente. Insomma, parole, quelle di Cartosio e Morvillo, assai diverse da quelle dello scorso anno quando l’ex Procuratore di Trapani Marcello Viola, nel saluto con i “giornalisti accreditati”, che divenne una chiaccherata surreale tanto da classificare il rapporto della stampa con la “sua” Procura come “un buon rapporto”. Un buon rapporto, certo: e come puoi chiamarlo quando TUTTA la stampa gli è stata compiacente non porgendo MAI una domanda sullo scontro acerrimo che insisteva al suo interno fra due dei principali sostituti, Rossana Penna ed Andrea Tarondo, che ha visto finire sul registro degli indagati quest’ultimo per dei presunti reati informatici ai danni del marito della collega dove lo stesso Viola ha avuto un ruolo quasi da “carbonaro” cosi come stigmatizzato dallo stesso GIP di Caltanissetta che ne ordinava l’approfondimento investigativo per le “confidenze” ricevute da Tarondo. Fatti su cui nessuno ha ritenuto di fare chiarezza, quando invece l’opinione pubblica avrebbe il diritto di sapere. Ci auguriamo solo che le parole di Cartosio e l’apprezzamento di Morvillo possano essere uno spartiacque fra il passato ed il futuro. Un futuro che non può più accettare “clan” investigativi e giornalistici che “speculano” sulla reputazione di cittadini che vengono di volta in volta distrutti da questi corto circuiti.
Fonte: https://telesud3.com/